Mosuo: una cultura di Pace
Il 3 Maggio a Levico Terme(TN) avverranno due appuntamenti di grande rilevanza storico-culturale, sia per la valle sia la regione: due donne del popolo Mosuo Xion Yan e Saji Yongzhen, accompagnate da Tami Blumenfield(antropologa) e Francesca Rosati Freeman(regista, linguista, scrittrice) hanno gentilmente accettato di inserire una data ulteriore al loro viaggio in Italia; e nel corso di una conferenza ad ingresso gratuito ci parleranno della loro civiltà, cultura, usanze, credenze e mitilogia. Con un’attenzione particolare per lo sciamanesimo mosuo, il dabaismo, la conoscenza delle erbe medicinali e la medicina tradizionale.
“Nella società mosuo il 60% delle famiglie vive in clan matriarcali, che sono assolutamente matrilineari. In alcuni clan coesistono la matrilinearità e la patrilinearità, mentre esiste solo una piccola minoranza di famiglie esclusivamente patrilineari che si è sviluppata sotto l’influenza del feudalesimo patriarcale cinese.” Dalla Rivoluzione Culturale, quando l’esercizio della loro peculiare fede era proibito e le coppie erano costrette a sposarsi, questa stabilità si stava lentamente sgretolando. Negli ultimi decenni hanno avviato delle lotte per essere riconosciuti come minoranza nazionale della Cina. I loro villaggi si diramano dalle sponde del Lago Lugu a 2.685m di altezza (ha una superficie di 48,5km quadrati e una profondità di circa 93m nel suo punto più profondo) ai confini con il Sichuan, lo Yunnan e il Tibet fino alle pendici delle montagne, le cui cime vanno dai 3.000 ai 3.800m. Si può navigare il lago in canoa o in barca. Lontano da esso ci sono villaggi non ancora del tutto provvisti di acqua o elettricità. Mentre intorno il governo cinese ha promosso la costruzione di moderni alberghi e resort, usando i Mosuo e le loro tradizioni, come importante convergenza turistica minando così la loro millenaria quotidianità. Un tempo, i moso usavano bere l’acqua direttamente dalle sponde del lago, ma dato che ormai risulta leggermente inquinata, molti sono costretti a rifornirsi in barca nelle parti più pulite. Benchè la normale attività di pesca venga delegata ai membri maschi del clan, il Lago Lugu, “Xie na mi” il sacro Lago Madre, viene percorso in barca quotidianamente da esperte navigatrici donne, abili e forti nella conduzione delle canoe tradizionali anche in solitaria. Uno degli aspetti che colpisce maggiormenti i turisti è la forza fisica che queste donne mostrano nell’adempimento dei compiti quotidiani.
Nella letteratura più antica sono stati erroneamente identificati con i Na-khi o Naxi per fattori politici.
“La donna più capace viene eletta capo (o matriarca) col titolo di dabu, tra il gruppo delle sorelle del clan che hanno tra i 40-65 anni…” è la guardiana o custode dei beni(cibo, terra, bestiame, ecc) e ha la responsabilità di ripartirli ai membri e di assegnare i compiti quotidiani a seconda delle necessità e delle emergenze, pertanto ottiene la carica per elezione colei che è maggiormente in grado di prendersi cura degli altri. Hanno un’importante insieme di credenze che coesiste con il buddismo tibetano praticato principalmente dagli uomini. Oltre al culto millenario di onorare le/gli antenate/i, vi è una prestigiosa serie di rituali collegati a Gan Mu l’altissima Dea Madre Montagna, antenata mitica di tutte/i, le cui officianti principali sono le donne. Una volta all’anno i clan si recano in pellegrinaggio sulla cima di Madre Montagna per celebrare una festa danzante in suo onore, e per iniziare nuove relazioni #azhu o xiabo.
L’unione delle coppie avviene con facilità tramite un semplice scambio di doni, e l’eventuale rottura non coinvolge i/le figli/e, poichè i moso praticano in gran parte la matrilocalità: tutti i discendenti del clan non lasceranno mai la casa in cui sono nati, se non per brevi periodi.
Se volete saperne di più venite all’incontro!
Moltissime altre preziose informazioni le potete trovare nel volume indispensabile di Heide Goettner-Abendroth “Le Società Matriarcali” edito da Venexia Editrice, che ha riunito cento e più culture indigene di pace del mondo e ne ha analizzato gli usi, i miti, l’economia, la storia, le credenze, i rituali e la politica in un meticoloso lavoro di ricostruzione.