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Matriarcati
Progetto C.R.E.TA per Agire Cultura

Progetto C.R.E.TA per Agire Cultura

Quattro associazioni del territorio trentino che da anni favoriscono attraverso le proprie attività, possibilità di cambiamenti socio-culturali verso comunità di pace, egualitarie e mutualistiche, promuovono per l’anno 2019 C.R.E.TA. un progetto per la Costruzione paRtecipata di sociEtà egualiTArie: muovendosi dall’esempio di quelle civiltà passate e attuali, che mettono la generativitá e la cura per la vita al centro dei loro valori costitutivi.
Esse si caratterizzano per modelli culturali, politici, sociali ed economici costruiti attorno all’assenza di forme gerarchiche e di dominazione, in cui i principi organizzativi si fondano sui bisogni delle persone, il ricorso costante alla pratica del consenso e lo sforzo attivo rivolto al mantenimento della pace e di uno sviluppo sostenibile.
L’intento è di porre le basi per la transizione verso modelli organizzativi e relazionali fondati sul principio dell’equilibrio tra i generi e di economia del dono.
C.R.E.TA. si rivolge alle donne e agli uomini che hanno la curiosità ed il desiderio, di sperimentarsi in un differente approccio alla vita, attraverso cambiamenti delle modalità relazionali private e di vita pubblica, al fine di costruire comunità in cui la cura e la reciproca mutualità siano declinate in ogni aspetto della quotidianità e delle relazioni. Donne e uomini sono invitate, ed invitati, a divenire parte attiva del cambiamento, dedicando un tempo alla conoscenza, alla sperimentazione, all’elaborazione e alla pratica di approcci differenti di vivere.

Parlare di queste società significa affermare che guerra, sopraffazione, violenza e dominio

non sono un destino ineluttabile per la specie umana.

Marja Gimbutas dal libro “La civiltà della Dea”

E’ importante fare riferimento a studi internazionali sulle società matriarcali che offrono ispirazione e spunto, per individuare strumenti concreti di promozione dell’eguaglianza di genere. In particolare il progetto si concentrerà sugli studi di Heide Goetner Abendroth e Peggy Reeves Sanday sulle società egualitarie moderne, Marja Gimbutas e Luciana Percovich sulle società egualitarie neolitiche, e Genevieve Vaughan sull´economia materna del dono.

Ma il giorno della presentazione la relatrice principale sarà Francesca Rosati Freeman e attraverso il suo documentario imperdibile Nu Guo – In nome della Madre [Trailer qui] girato a quattro mani insieme a Pio d’Emilia, in una collaborazione tra Cina, Italia e Giappone di 57 minuti, illumina di nuova luce una civiltà sapiente: i Mosou.

« Una donna moso ci spiega il funzionamento della società a cui appartiene. Si tratta di una minoranza di circa 40.000 persone che vive a 2700 m ai piedi dell’Hymalaya, fra lo Yunnan e il Sichuan, ai confini col Tibet. Da più di 2000 anni esiste e resiste ad ogni pressione politica che avrebbe voluto sottomettere questa minoranza ai valori patriarcali veicolati dalla società cinese.

Al posto della famiglia nucleare troviamo delle famiglie numerose estese a tutti i discendenti di stirpe materna. La donna ci parla di uguaglianza dei sessi, ma sono le donne a gestire l’economia familiare e a trasmettere nome e beni. Il loro potere non è basato sull’autorità ma sull’autorevolezza che deriva dalla stima che si sono meritate per le loro abilità nel gestire in modo saggio e imparziale il patrimonio familiare. Gli uomini si occupano della costruzione delle case e dell’educazione dei figli delle sorelle cioè è lo zio materno a prendersi cura dei bambini e non il padre biologico che a sua volta si occuperà dei bambini delle sue sorelle. Ciò non impedisce al padre naturale di avere una relazione affettiva con i figli propri e di avere funzioni paterne anche se non ha figli, mentre i bambini non saranno mai privati di una figura maschile con funzioni paterne.

Contrarie al matrimonio e libere sessualmente a condizione di rispettare le regole della consanguineità le coppie non abitano sotto lo stesso tetto, ma ciascuno nella rispettiva casa materna e passano la notte insieme per separarsi all’alba. Non c’è divorzio, né conflitti sul possesso dei beni e la gelosia è disprezzata e messa sotto accusa. Si tratta di un altro modo di concepire i rapporti uomo-donna, di un esempio di organizzazione familiare comunitaria, di un sistema che perpetua la valorizzazione della donna e l’armonia dei sessi. Un mondo in cui maschile e femminile non si oppongono, ma si completano e si rafforzano a vicenda.

Viste panoramiche, scene di vita quotidiana, canti, danze etc. completano questo piccolo documentario il cui scopo è quello di mostrare l’esistenza e il buon funzionamento di una società gestita dalle donne senza oppressione alcuna sull’altro sesso e la cui educazione è basata sul rispetto dell’individuo. L’equilibrio di questa società è minacciato oggi dall’apertura al mondo esterno con tutte le sue influenze e ci si pone la domanda cruciale: questa società resisterà a queste influenze esterne, al turismo e alla globalizzazione? »

Segui la pagina facebook per non perdere tutti gli appuntamenti: i seminari e le conferenze,
con relatrici le più importanti antropologhe e archeologhe degli ultimi 50 anni!

L’intera storia del loro modo di agire e definire cultura ci viene raccontata anche nel libro “Benvenuti nel paese delle donne”.

Segnaliamo la campagna correlata di crowdfunding su -buonacausa.org- poichè (nonostante il contributo significativo
del Comune di Levico Terme e della Provincia Autonoma di Prento) per la completa realizzazione del progetto
necessitiamo di circa altri 2500€, per cui ci rivolgiamo a tutta la cittadinanza: “anche piccole donazioni
aiuterebbero a sostegno, e contribuireste così ad essere agenti di cambiamento
in un momento storico ingarbugliato, dove vige la logica “noi contro voi”,
l’odio e l’idealizzazione della violenza.

Perché siamo tutte e tutti, oggi, gli antenati e le antenate del mondo che verrà.” cit. Laura Ghianda

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